Qualche giorno fa Suzanne mi ha chiesto quando pronunciare una “è” aperta e quando pronunciare una “é” chiusa.
Naturalmente la “e” viene sempre pronunciata aperta o chiusa, ma la scelta non dipende sempre dalla regola, infatti spesso è una caratteristica (che è) legata alla provenienza regionale di chi parla: tra noi italiani, di solito comprendiamo la provenienza regionale di chi parla proprio da come vengono pronunciate le vocali (per esempio le “è” aperte in lombardia e le “é” chiuse in Liguria). Normalmente, però, adottiamo una strategia abbastanza semplice: cerchiamo di non aprire o chiudere troppo le vocali 😉
Come saprete, in Italiano segnamo l’accento solo quando si trova alla fine della parola o quando esistono due omografi, come pèsca (frutto) e pésca (cattura dei pesci), ma in realtà non è obbligatorio. In questi casi è facile sapere come pronunciarlo: basta leggerlo!
L’esempio che io faccio sempre per memorizzare la differenza tra una vocale aperta e una chiusa è: “bevo tanto caffè perché in Italia è buonissimo”. In questo modo gli studenti memorizzano facilmente la vocale aperta come in “è” e “caffè” e quella chiusa come in “perché”.
Oltre a caffè vogliono la vocale aperta le altre parole di origine straniera, come narghilè, tè, ecc;
parole come cioè, ahimè e ohimè;
le desinenze del condizionale: vorrèi, parlerèi, dormirèi …
Invece, le parole più usate che hanno la pronuncia chiusa della “e” posta alla fine della parola sono:
i composti di “che”: perché, poiché, purché, affinché, benché, cosicché, finché, giacché, né, nonché;
i composti di “tre” come ventitré, trentatré, ecc.;
le terze persone singolari del passato remoto di verbi come ricevere, battere, potere, ripetere, ecc.: ricevé, batté, poté, ripeté, ecc.
Per le vocali interne alla parola, l’unico modo sicuro per sapere se pronunciare una “e” aperta o chiusa è controllare sul dizionario, ma attenzione è molto più importante l’accento della parola piuttosto che la pronuncia aperta o chiusa della vocale.
Like this:
Like Loading...