Il congiuntivo è un modo verbale amato e odiato a dismisura, ma è sicuramente importante perché è utilizzato principalmente per esprimere le opinioni personali e perché quando è usato da uno straniero gli italiani pensano sia segno di buona conoscenza della lingua italiana.
Attenzione: molti di noi lo usano male o -per scelta- non lo usano affatto, quindi risulta più complicato apprenderlo da conversazioni naturali, ma al di là di questo, credo che valga sempre la regola di ascoltare i madrelingua e poi provare a riprodurre le frasi che si sono sentite.
La lingua è un po’ come il testo di una canzone che si ama: poco alla volta si memorizzano le parole, poi si cominciano a canticchiare le frasi del testo e alla fine, queste espressioni si usano anche nella vita.
Il congiuntivo è formato da quattro tempi: due semplici (il presente e l’imperfetto) e due composti (il passato e il trapassato), tutti indespensabili per rispettare la “concordanza“.
Proprio come indica l’etimologia, il congiuntivo si usa principalmente in frasi dipendenti, cioè è congiunto -unito- a una frase principale, da cui dipende. Per questo generalmente è usato in frasi subordinate (dopo il “che”).
La grammatica lo impone in frasi secondarie quando non parliamo di fatti certi (frasi in cui usiamo l’indicativo), lo usiamo quindi per esprimere opinioni personali, desideri, paure, volontà etc. ma anche in frasi che hanno una costruzione impersonale.
Il congiuntivo è necessario anche per costruire un periodo ipotetico di secondo e terzo tipo, è utile per creare periodi concessivi, limitativi ed esclusivi, etc. ma certamente anche nelle frasi temporali introdotte da “prima che” e nelle causali fittizie; insomma bisogna analizzarlo con cura, ma per fare questo basta comprare un’ottima grammatica italiana (come ad esempio quella di Serianni, ma non solo) e studiare anche le minuzie. Io, invece, non ho intenzione di essere esaustiva né di affrontare in modo accademico questo argomento.
Sappiamo bene che esistono molti casi in cui bisognerebbe usare il congiuntivo, ma noi qui cercheremo solo di identificare i casi più comuni, allo scopo di raggiungere un discreto livello comunicativo.
Inizio subito con qualche esempio banale, ma utile. Osservate le differenze tra queste frasi:
– Penso che sia un bel film (opinione personale che non ho intenzione di imporre a nessuno)
– E’ sicuramente un bel film (dato di fatto riconosciuto da più persone)
– Spero che lui/lei mi telefoni (desiderio o speranza)
– Mi telefona alle tre (sicuramente lo farà perché ma l’ha detto)
– Voglio che tu venga qui (ordine espresso nella frase secondaria)
– Vieni qui! (ordine diretto)
– Tu vieni sempre qui (realtà)
– Vorrei che tu fossi qui (desiderio)
– Magari tu fossi qui
– So che sei qui (è sicuro perché ti vedo)
Esiste però anche questo tipo di frase:
Si dice che sia ricchissimo (costruzione impersonale)
E’ bello che Paolo vada a lavorare
Era ora che Paolo andasse a lavorare!
Se fossi in te … parlerei solo italiano (periodo ipotetico di secondo tipo)
Se avessi una Ferrari … la venderei
Viene nonostante sia stanco (anche se la realtà farebbe pensare il contrario, lui viene – concessiva)
(sinonimi = nonostante, sebbene o benché)
Affinché (perché) la nostra storia continui, dobbiamo parlare (indica l’obiettivo di un’azione, non descrivo niente -finale)
E anche:
– Prima che sia troppo tardi … (con “prima che”)
– Continua a chiedere le stesse cose non perché sia stupido, ma perché è puntiglioso (il primo perché non introduce una causa reale – causale fittizia)
– E’ il ragazzo più gentile che io abbia mai incontrato (sicuramente lui è molto gentile, ma io enfatizzo retoricamente la realtà)
In questi particolari esempi in cui si usa il congiuntivo esiste una distanza tra la realtà e ciò che si intende esprimere. Cioè non si fa una descrizione di ciò che esiste, ma si cerca di indicare una aspettativa o un opinione, o ancora, come nel caso del “non perché … ma perché …” o del “più … che …” , si utilizza una forma retorica (e quindi non legata alla concretezza della realtà), per chiarire meglio ciò che si pensa.
L’uso del congiuntivo a volte è obbligatorio, come nelle frasi finali o nelle esclusive, o per semplificare, a causa della presenza di un particolare connettivo (come “prima che“ o “tranne che”).
Altre volte, però, il suo uso dipende dalle intenzioni comunicative di chi parla (come nelle relative con valore condizionale-restrittivo).
Davide said
Ciao Monica! Come va? Spero che ti senta bene.
Ho una domanda per riguarda il congiuntivo se non ti piacerebbe. Stasera ho letto quest’espressione: “Che abbia a che fare con…?” Non ho mai visto il congiuntivo usato come questo (una frase singolare o forse una frase independente e’ meglio). Che significa un’espressione con che + congiuntivo?
Mille grazie come sempre!
Davide
Monica Corrias said
Ciao Davide, come stai? vedo che sei sempre impegnato a studiare l’italiano. Complimenti.
La frase che mi sottoponi è un tipico esempio di congiuntivo indipendente con valore dubitativo, può infatti essere sostituito da un futuro suppositivo: “Avrà a che fare con …?” (=forse ha a che fare con …)
Il congiuntivo dubitativo si usa nelle interrogative ed espreime dubbi, incertezze o supposizioni. Non è l’unico caso di congiuntivo in frase indipendente, ma sicuramente è uno dei più usati.
A breve inserirò la scheda sul congiuntivo in frase indipendente 😉
Ciao